Lo sbiancamento dentale è una delle terapie più richieste nei nostri studi, ma alcuni tendono a considerarla una pratica semplice e senza effetti avversi, tanto che molti pazienti richiedono e vengono sottoposti a questa terapia senza essere stati adeguatamente informati sui rischi e gli svantaggi. Le discolorazioni estrinseche ed intrinseche hanno molteplici cause: dall’utilizzo di sostanze e cibi colorati come vino rosso, tè, tisane e caffè, all’assunzione di alcune molecole antibiotiche in età pediatrica, dal fumo di sigaretta (anche elettronica) all’utilizzo di collutori a base di clorexidina. La tipologia, la causa e la terapia dei diversi tipi di discolorazioni è ben diversa, tanto che prima di eseguire uno sbiancamento è necessario analizzare la scelta del materiale sbiancante che meglio si adatti alla patologia. A riguardo esiste letteratura che ci indica quale tipo di trattamento è più indicato per ciascun tipo di patologia. L’utilizzo di agenti sbiancanti professionali si affianca a quello per uso domiciliare, che purtroppo viene utilizzato in maniera autonoma e senza controllo da parte del paziente nella propria abitazione. Ci dobbiamo chiedere se questi tipi di sbiancamento sono sicuri, efficaci ed innocui. Per rispondere a queste domande ci affidiamo alla letteratura scientifica ed all’esperienza clinica di chi tratta quotidianamente pazienti con problematiche di discolorazione dentale.
La sicurezza degli agenti sbiancanti dipende dal principio attivo presente nei materiali utilizzati. L’azione sbiancante svolta dal perossido di idrogeno non è affatto dannosa. Infatti, se le molecole sbiancanti vengono applicate solo sul tessuto dentale, il rischio di complicanze è davvero limitato. La penetrazione delle stesse nello smalto e nella dentina, permette, grazie ad una reazione di ossido-riduzione, di modificare chimicamente i pigmenti rendendoli “invisibili” all’occhio, svolgendo quindi l’effetto desiderato. Di contro, se lo sbiancante viene a contatto con un tessuto che non è fatto per sopportare l’attività di ossido-riduzione, il danneggiamento, grave e spesso permanente, non può essere evitato.
Non è importante il solo contatto con i tessuti molli della bocca per creare un danno, bensì anche la valutazione del tempo e la concentrazione dei materiali utilizzati giocano un ruolo fondamentale. Far trascorrere un tessuto parodontale mezz’ora a contatto con un’agente sbiancante ad alta concentrazione (H2O2 >25%) rischia di danneggiarlo irreparabilmente.
Considerando che sono diversi i parametri da tenere sotto controllo quando si esegue uno sbiancamento, la domanda che molti pazienti si pongono, ma che dobbiamo porre anche a noi stessi, operatori del settore, è: gli sbiancamenti domiciliari sono sicuri? Il Ministero della Salute, con un decreto (1), ha voluto tutelare la salute del paziente bloccando gli sbiancamenti fai-dai-te. Di fatto, dal 2013, non è più possibile acquistare prodotti al cui interno sia presente una concentrazione > 0.1% di perossido di idrogeno, che è il principio attivo su cui si basano questi prodotti, che sono sotto forma di gel, paste e strisce adesive. Il decreto del Ministero della Salute è di grande importanza per la tutela dei cittadini, ciononostante, questa categoria di prodotti, è comunque reperibile senza troppe difficoltà sui diversi siti, che sono una sorta di mercati on-line, in grado di bypassare in modo non legale la legge italiana. Su molti siti si trovano infatti sistemi sbiancanti che dichiarano di essere efficaci ed innocui. Ma questi prodotti lo sono davvero?
La letteratura scientifica (2-4) è d’accordo sulla necessità che gli agenti sbiancanti debbano essere somministrati solo da personale qualificato, esperto, formato ed aggiornato sui vantaggi, i rischi e le modalità di utilizzo del perossido di idrogeno. Infatti tutti i prodotti con concentrazioni di H2O2 >0.1% possono essere dannosi se non applicati seguendo un protocollo clinico ben definito, e soprattutto se non sono state precedentemente valutate le condizioni dei denti e delle gengive del paziente che si vuole sottoporre a questo tipo di trattamento.
Quali sono i rischi a cui può andare incontro un paziente che si sottopone ad un trattamento sbiancante domiciliare? La sensibilità post-operatoria è sicuramente quello più frequente, la cui gravità dipende dall’insulto ricevuto dall’organo pulpare. Nella maggior parte dei casi, la sensibilità agli stimoli termici o chimici, o la semplice presenza di dolore spontaneo, sono dovuti ad uno stato di infiammazione pulpare transitorio, detto anche pulpite reversibile. Nell’arco delle 24 ore i sintomi spariscono in modo spontaneo o, meno frequentemente, con l’assunzione di basse dosi di antidolorifici. Solo raramente questo effetto avverso richiede trattamenti più invasivi come l’applicazione di sostanze che riducono la sensibilità dentinale.
Nel caso in cui il prodotto sbiancante sia venuto a contatto con il tessuto gengivale per diversi minuti (<30 min), sarà visibile un tipico danno da caustici con aspetto biancastro della gengiva, che rimarrà danneggiata per qualche giorno dopo il trattamento. Questo tipo di danno non richiede alcun intervento esterno, poiché riguardo solo lo strato più esterno della gengiva e non comporta dolore intenso.
Se invece, il contatto avviene con il tessuto parodontale profondo (cemento radicolare, legamento parodontale e gengiva) e questo perdura nel tempo (>30 minuti), il rischio di riassorbimento radicolare esterno o di riassorbimento osseo è molto più frequente. Il primo danno, è uno di quelli che dovremmo sempre evitare, perché spesso la prognosi del dente che ne viene colpito è infausta, tale da richiederne l’estrazione nei casi più severi. Il riassorbimento osseo può invece essere trattato, a condizione che ci si renda conto velocemente che è iniziato un processo di attivazione degli osteoclasti.
Entrambi questi effetti avversi devono essere sempre valutati, conosciuti ed prevenuti nel caso si sottoponga un paziente ad un trattamento sbiancante. Sono purtroppo situazioni a cui il paziente può andare incontro anche dopo uno sbiancamento domiciliare, per il quale non si sia seguito un protocollo corretto, o si siano utilizzati prodotti non adatti.
Infatti, l’utilizzo di prodotti che non sono stati validati dalle severe leggi italiane ed europee in tema di tutela della salute, possono, con molta probabilità, portare alle conseguenze appena descritte, che possono tradursi con la perdita del dente.
Andando ad analizzare l’efficacia degli sbiancamenti domiciliari, il rischio è che i nostri pazienti si sottopongano a terapie dannose in termini biologici ed al contempo inutili dal punto di vista estetico. Infatti molto spesso, i prodotti che si trovano in commercio, contengo molecole che sono dannose ed inutili in termini di azione sbiancante. Per esempio, la presenza di gel a base alcolica, svolgono un effetto sbiancante transitorio semplicemente perché disidratano il dente e non perché svolgono una attiva funzione sbiancante. L’utilizzo di sostanze ad alta concentrazione alcolica possono comportare problemi ben più gravi, legati proprio all’eccessiva disidratazione dell’elemento o degli elementi sottoposti al trattamento di sbiancamento (5-8).
In conclusione, non possiamo definire tutti i sistemi sbiancanti domiciliari innocui, sicuri ed efficaci se non quelli somministrati da personale altamente qualificato, in grado di fare diagnosi e terapia utilizzando prodotti di alta qualità.
Riferimenti bibliografici
- https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=1239
- da Rosa G, Maran BM, Schmitt VL, Loguercio AD, Reis A, Naufel FS. Effectiveness of Whitening Strips Use Compared With Supervised Dental Bleaching: A Systematic Review and Meta-analysis. Oper Dent. 2020;45:E289-E307.
- Alkahtani R, Stone S, German M, Waterhouse P. A review on dental whitening. J Dent. 2020;100:103423
- Blanchard D, van Wissen K. Home-based chemically induced whitening (bleaching) of teeth in adults: A summary of a systematic review. Public Health Nurs. 2020 Jul;37:626-627.
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