L’amalgama è davvero pericolosa per la salute?
L’amalgama è una lega composta di argento, mercurio, stagno e rame che rappresenta il materiale più longevo e più utilizzato per le otturazioni dentarie negli ultimi 150 anni; tuttavia lo sviluppo di materiali più estetici e adesivi come le resine composite, hanno portato a una significativa diminuzione del suo utilizzo.
In particolare la presenza di mercurio ha alimentato molti dubbi riguardo la sua sicurezza.
Sebbene le reazioni avverse locali all’interno del cavo orale siano meno dello 0,3% dei casi e la correlazione con i disturbi sistemici riportati da alcuni lavori scientifici presentino un livello di evidenza molto basso, la tossicità del mercurio contenuto nell’amalgama dentale è ben nota e l’obbiettivo Europeo è quello di eliminarne l’utilizzo entro il 2030.
Il comitato scientifico della commissione Europea per la valutazione dei nuovi e futuri rischi per la salute (SCENIHR) e l’Istituto nazionale di Sanità, sconsigliano l’utilizzo dell’amalgama su bambini di età inferiore ai 15 anni e nelle donne in gravidanza o allattamento, ma ne consentono l’utilizzo nel resto dei pazienti, in capsule pre dosate che evitino la manipolazione diretta del mercurio, ritenendola così un materiale ancora efficace in determinate situazioni cliniche.
Ma se il mio odontoiatra esegue un restauro in amalgama sta sbagliando?
Come anticipato, l’amalgama ad oggi non è un materiale vietato: anche se viene demonizzato dai media e dai social, ha ancora le sue precise indicazioni d’uso. Pertanto è stato e continua ad essere utilizzato in molti studi odontoiatrici italiani e nel mondo.
Ogni anno il numero di otturazioni in amalgama eseguite diminuisce sempre più facendo spazio alla più estetica resina composita. Per riportare alcuni dati riguardanti il triennio 2014-2016 si stima che, ad oggi, la percentuale di utilizzo di amalgama per restauri diretti (otturazioni) in Europa vada dallo 0,2% dei paesi nordici, ai 12,9% dell’Inghilterra. In Italia tale percentuale si stima essere del 4.6 %.
Un odontoiatria che utilizzi questo materiale con serietà è, e deve essere considerato, un odontoiatra valido, purché segua le tutte indicazioni di utilizzo e adotti tutti i presidi di sicurezza sia per la realizzazione del restauro in amalgama sia, soprattutto, per la sua rimozione e il suo smaltimento.
Come rimuovere in sicurezza l’amalgama dentale?
La rimozione non necessaria delle otturazioni in amalgama clinicamente valide può rivelarsi controproducente, comportando di fatto un’esposizione transitoria del paziente e dell’operatore ai vapori di mercurio che si creano durante le procedure di rimozione.
La sostituzione di questi restauri è indicata in pazienti con allergie diagnosticate ad uno dei componenti dell’amalgama stessa o per specifiche ragioni cliniche (carie, frattura, usura, ecc…). Qualora queste condizioni siano correttamente diagnosticate, l’odontoiatra adotterà tutte le dovute precauzioni per minimizzare il rischio di ingestione e di inalazione delle particelle di mercurio (isolamento con diga di gomma correttamente montata, aspirazione ad alta velocità, utilizzo di frese taglienti per poter rimuovere l’amalgama in blocco, riducendone la dispersione, lavorando sempre sotto irrigazione abbondante per evitare di “scaldare” l’amalgama, ecc…)
È molto importante non farsi condizionare da insensati allarmismi, rivolgendosi invece al proprio odontoiatra di fiducia che valuterà le reali necessità del trattamento e le modalità di esecuzione più appropriate per un eventuale nuovo restauro.
Le otturazioni in amalgama già presenti devono sempre essere sostituite?
Compito dell’odontoiatra è stabilire quando un’otturazione deve essere sostituita perché non più funzionante. Considerato che questa procedura inevitabilmente comporta l’asportazione anche di parte di dente sano, si devono rispettare specifiche indicazioni e adottare criteri decisionali appropriati. Questo vale ancora di più quando si tratta di un restauro in amalgama che necessita di tutte le attenzioni descritte precedentemente per minimizzare il rischio di tossicità durante la sua rimozione.
Poiché il rischio legato all’amalgama non è rappresentato dalla sua presenza in bocca, ma da manovre non precise durante le fasi di restauro o di eliminazione, è fondamentale capire quando un’otturazione in amalgama deve essere sostituita:
- Infiltrazione cariosa: una carie secondaria si sviluppa sotto l’amalgama.
- Apertura di una “fessura” tra dente e restauro (infiltrazione cariosa iniziale, frattura parziale (chipping) del restauro o dell’elemento dentario.
- Frattura di una parete del dente.
- Comparsa di sintomatologia dolorosa difficile da interpretare (sindrome del dente incrinato).
- Assenza del punto di contatto con il dente adiacente.
In tutti gli altri casi un restauro in amalgama, salvo specifiche richieste estetiche, va considerato valido e mantenibile: il controllo nel tempo anche mediante radiografie endorali cosiddette “bite-wing”, in grado di identificare precocemente le possibili criticità, consentirà un eventuale intervento efficace e tempestivo