È vero che un’otturazione dura per sempre?
È davvero complicato rispondere con precisione a questa domanda, poiché sono molti i fattori che incidono sulla reale durata nel tempo delle otturazioni dentarie.
Se fino a qualche anno fa le otturazioni “bianche”, in resina composita, erano meno longeve rispetto a quelle realizzate con la meno estetica amalgama, nell’ultimo decennio i progressi e lo sviluppo dei materiali adesivi hanno di fatto cancellato queste differenze in termini di durata nel tempo. Volendo sintetizzare i dati dei vari studi sulla longevità media, le otturazioni hanno una durata variabile tra i 5 e 20 anni (la percentuale media di sopravvivenza tra i 5 e i 10 anni varia da 77,4% a 97,7%, tra gli 11 e 20 anni varia da 43% al 98,9% a seconda dei diversi studi).
Quali sono le cause di insuccesso delle otturazioni?
Le principali cause di insuccesso sono le fratture e le richieste di natura estetica per quanto riguarda i denti anteriori, le fratture e la carie secondaria nei posteriori, l’infiltrazione marginale o il distacco per le otturazioni dei colletti.
Quali fattori influiscono sulla longevità delle otturazioni?
La dimensione è uno dei principali fattori che influiscono sulla durata delle otturazioni: otturazioni piccole e intracoronali sono infatti più longeve di otturazioni più estese che invece sono più soggette a frattura.
Un altro fattore da considerare è la localizzazione dei restauri sul dente: le cavità sulle superfici occlusali (le superfici che masticano) dei denti infatti offrono un substrato ideale (smalto e dentina) per i materiali adesivi, mentre i restauri che coinvolgono la zona cervicale dei denti (i colletti) spesso hanno i margini della cavità in dentina radicolare e cemento: l’ adesione dei materiali è meno affidabile in questi tessuti, cosa che di fatto ne aumenta il rischio di infiltrazione marginale e di distacco.
Ci sono poi fattori individuali correlati al paziente. Nei soggetti che per vari motivi (dieta, igiene orale, predisposizione genetica, ecc…) si sono già sottoposti a numerosi trattamenti odontoiatrici restaurativi, il rischio di sviluppare carie primaria e secondaria (a livello dell’interfaccia tra il dente e un’otturazione) è sensibilmente maggiore.
Si è visto inoltre che, sebbene sia complicato da valutare negli studi clinici, anche le parafunzioni come il bruxismo (digrignamento e serramento dei denti) e e l’erosione chimica aumentano i rischi di frattura dei restauri e ne riducono la durata.
Infine la grande variabilità in termini di durata nel tempo delle otturazioni può dipendere dal dentista stesso. La perizia, l’abilità e soprattutto la preparazione del professionista incide notevolmente sulla longevità dei restauri che realizza.
Per massimizzare le proprietà bio-meccaniche dei materiali con cui vengono eseguiti i restauri, è fondamentale attenersi a procedure ben definite e codificate (es. applicazione della diga di gomma per evitare la contaminazione della saliva, l’applicazione dei sistemi adesivi con le modalità e i tempi indicati dalle case produttrici, la fotopolimerizzazione delle resine composite con lampade performanti per il tempo necessario ecc…).
L’applicazione sistematica e rigorosa dei protocolli validati dalla letteratura internazionale, consente la realizzazione di trattamenti predicibili e duraturi nel tempo. Gli errori procedurali del singolo operatore invece possono significativamente ridurre la durata dei restauri realizzati.
È inoltre importante che con le otturazioni venga ripristinata la corretta morfologia degli elementi dentari coinvolti affinché il paziente sia agevolato nelle manovre di igiene domiciliare. Anatomie errate e sommarie. (mancanza del punto di contatto, debordi, gradini o ruvidità dovute a mancata rifinitura) spesso favoriscono l’accumulo di cibo (frequentemente a livello interprossimale, cioè tra un dente e l’altro) e placca, aumentando di conseguenza il rischio di carie secondaria e la comparsa di infiammazione gengivale.
È vero che le otturazioni danneggiate vanno sempre sostituite?
Non necessariamente. Piccoli difetti delle otturazioni in composito come chipping (piccole fratture o scheggiature) e discolorazioni marginali possono infatti essere gestiti senza rimuovere interamente il restauro esistente, riparati con delle aggiunte o sigillati a livello dei margini, purché non sussistano problematiche strutturali o cariose.
Ove ci siano i presupposti, la riparazione è sempre preferibile alla sostituzione dei restauri perché più conservativa della struttura dentale residua.
Cosa posso fare per aumentare la durata delle mie otturazioni?
Uno stile di vita corretto e una dieta sana, assieme ad una adeguata igiene orale quotidiana contribuiscono a diminuire il rischio carie del singolo paziente, aumentando la durata dei restauri.
In conclusione è fondamentale prendersi cura della salute orale nel suo complesso, rivolgendosi a professionisti preparati e responsabilizzandosi sulla igiene quotidiana della propria bocca.