Introduzione
I restauri provvisori devono compiere delle funzioni fondamentali che consistono principalmente nel proteggere dalla contaminazione e demineralizzazione i tessuti dentali sottostanti, supportare e rispettare i tessuti gengivali e testare dal punto di vista funzionale, estetico ed igienico il progetto protesico prima di realizzare i restauri definitivi.
Caratteristiche dei cementi provvisori
Al momento di inserire i restauri provvisori un ruolo importante è svolto dal cemento provvisorio che deve a sua volta soddisfare delle proprietà:
– buon sigillo marginale – buona ritenzione – facile rimozione degli eccessi – facile rimozione dei restauri provvisori – scarsa solubilità nei fluidi orali – compatibilita’ con il materiale dei restauri provvisori , con eventuali ricostruzioni del pilastro dentale e con il cemento definitivo selezionato(1).
Al momento di selezionare il cemento provvisorio devono essere fatte delle valutazioni relative a vari aspetti che guideranno il clinico nella scelta.
I parametri da considerare riguardano la capacità ritentiva dei pilastri protesici,
l’estensione del provvisorio (se si tratta di elementi singoli o multipli), la presenza di materiali da ricostruzione dei pilastri dentali, la sollecitazione biomeccanica a cui il provvisorio è sottoposto, la necessità o meno di soddisfare esigenze di carattere estetico.
Possiamo distinguere quattro principali categorie di cementi:
- cementi a base di ossido di zinco con eugenolo ( ZOE )
- cementi a base di ossido di zinco senza eugenolo ( ZONE)
- cementi a base di policarbossilato
- cementi a base di resina
I cementi a base di ossido di zinco con eugenolo ( ZOE ) presentano numerosi vantaggi tra cui un ottimo sigillo marginale, proprieta’ sedative verso la polpa e facilità di rimozione dei restauri provvisori. Nel corso degli anni, seppur non c’è unanimità nella letteratura scientifica (2-4), è emersa una potenziale criticità riguardante il possibile ruolo dell’eugenolo come inibitore della polimerizzazione dei cementi resinosi e all’ottenimento di una ridotta forza di adesione (5-6)
Per questa ragione sono stati introdotti dei cementi a base di ossido di zinco senza eugenolo
(ZONE), evitando in tal modo qualsiasi tipo di potenziale interferenza nell’utilizzo di cementi resinosi per la cementazione dei restauri definitivi.
Se è vero che la capacità ritentiva è stata migliorata nel corso degli anni (basicamente grazie all’inserimento di componenti di policarbossilato), l’assenza di eugenolo priva questi cementi del potere sedativo o desensibilizzante nei confronti della polpa dentale.
E’ tuttavia da tenere in considerazione l’aspetto critico della contaminazione dei substrati da parte dei cementi provvisori: se da un lato la contaminazione salivare è ben descritta in letteratura ed è facilmente controllabile con un corretto isolamento del campo, discorso differente è la contaminazione dai residui di cemento.
Il risciacquo con acqua non è efficace, pertanto sono da raccomandare detergenti specifici.
I cementi a base di policarbossilato invece sono nati originariamente come cementi definitivi. Nel corso degli anni si sono però osservati dei valori relativi alla resistenza alla compressione e alla deformazione plastica decisamente inferiori rispetto ai tradizionali cementi a base di fosfato di zinco (7). Per questo motivo oggigiorno vengono considerati dei cementi provvisori con un elevata capacità di ritenzione meccanica e quindi adatti, in caso di necessità, di mantenere il provvisorio per più lunghi periodi di tempo o in caso di scarsa ritentività delle preparazioni dentali. Bisogna tenere in considerazione una elevata viscosità che non conferisce a questo cemento delle buone proprietà di lavorazione, cosi come un tempo di lavoro relativamente basso, fattore da tenere in considerazione in caso di restauri provvisori multipli.
I cementi a base resinosa costituiscono il gruppo di cementi provvisori più recentemente introdotto sul mercato. Risultano la scelta di elezione in casi estetici, essendo disponibili in tonalità trasparenti che minimizzano l’impatto del cemento nel risultato cromatico dei restauri provvisori (8). Presentano una buona ritenzione, anche se una criticità associata a questo tipo di cementi provvisori riguarda la possibilità di aderire ad eventuali materiali da ricostruzione presenti nel pilastro dentale, che può rendere complessa la rimozione dei restauri provvisori.
In caso di restauri non ritentivi, come ad esempio faccette o table tops posteriori, la fase provvisoria può essere gestita mediante stampaggio intraorale di materiali compositi o bisacrilici, che in questi casi garantiscono una maggiore capacità ritentiva e al tempo stesso evitano una distruzione di tessuto dentale necessario esclusivamente al posizionamento di restauri provvisori tradizionali.(9)
Merita attenzione anche la cementazione provvisoria su abutment implantari: sebbene sia stato ampiamente dimostrata l’indubbia praticità e qualità del fissaggio di corone e ponti su impianti con tecniche avvitate, resta da valutare la necessità di utilizzare un cemento (privo di eugenolo) i cui eccessi siano semplici da rimuovere nei casi di corone cementate. (10)
Referenze
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