Una delle cause di fallimento precoce degli impianti dentali è l’insorgere di infezioni nell’immediato periodo post-operatorio. Per questo motivo molti odontoiatri hanno inserito, all’interno dei loro protocolli chirurgici, l’utilizzo sistematico di antibiotici per i pazienti candidati all’inserimento implantare, con dosaggi e posologie variabili. Le crescenti preoccupazioni che stanno emergendo nella comunità medica relativamente all’eccessivo utilizzo di antimicrobici e il conseguente fenomeno dell’antibiotico resistenza hanno portato a domandarsi se e in che modalità l’intervento chirurgico di implantologia dovesse richiedere una contestuale somministrazione di antibiotici. Negli ultimi anni, sia le società scientifiche nazionali che quelle internazionali hanno riunito panel di esperti con lo scopo di rispondere a queste domande, tramite la revisione della letteratura esistente. Cerchiamo di rispondere ai principali quesiti che un clinico si trova a fronteggiare al momento della pianificazione di un intervento di implantologia, relativamente alla prescrizione di questa classe di farmaci:
TUTTI GLI INTERVENTI DI IMPLANTOLOGIA SONO UGUALI?
Chiaramente, per quanto tutti gli interventi abbiano in comune l’inserimento di un impianto a scopo riabilitativo, ogni intervento ha peculiarità differenti. Innanzitutto dobbiamo eseguire una raccolta anamnestica adeguata, in modo da classificare le condizioni sistemiche del paziente e segnalare la presenza di patologie concomitanti o fattori di rischio (classificazione ASA). Si deve definire poi la complessità del sito, distinguendo, ad esempio, siti infetti da siti in “osso guarito”. Infine dobbiamo considerare se vi è la necessità di eseguire innesti e incrementi di tessuto contestuali. In questi casi infatti, oltre al rischio di infezioni che possano colpire l’impianto possiamo anche incorrere in infezioni del materiale da innesto.
È NECESSARIA UNA PROFILASSI ANTIBIOTICA PREOPERATORIA IN CASO DI INSERIMENTO IMPLANTARE?
La letteratura scientifica si è concentrata in particolare nel dare una risposta il più possibile standardizzata a questo quesito clinico. Per questo motivo le revisioni della letteratura sono per la maggior parte volte a porre l’attenzione sul paziente senza compromissione sistemica (ASA1) e per l’inserimento implantare semplice. In questo caso la comunità scientifica, pur tenendo presenti i limiti che gli studi incorporano, suggerisce una profilassi con 2 g di Amoxicillina 1 ora prima dell’intervento chirurgico. Secondo alcune fonti è possibile ridurre le complicanze post-operatorie fino al 2%. Similmente, per quanto concerne l’intervento su pazienti a rischio di endocardite batterica (patologie valvolari, riparazioni valvolari, pregresse endocarditi, cardiopatie congenite e patologie valvolari in cuore trapiantato), le linee guida più recenti suggeriscono la profilassi preoperatoria con 2 g di Amoxicillina 1 ora prima dell’intervento. In ogni caso, quando l’intervento si rendesse necessario su pazienti con compromissioni sistemiche, è sempre consigliato interfacciarsi con il medico curante per gestire al meglio le possibili complicanze derivanti dalla patologia.
È NECESSARIO PROSEGUIRE LA TERAPIA NEI GIORNI SUCCESSIVI L’INTERVENTO?
In caso di inserimento implantare semplice in paziente sano, sembra non avere nessun vantaggio somministrare antibiotici nei giorni successivi l’intervento, a fronte del rischio di sviluppare antibiotico resistenza o eventi avversi.
In caso di intervento complesso (tempi aumentati, lembi ampi, innesti e incrementi di tessuto contestuali o pazienti con compromissioni sistemiche) sono consigliati due approcci: la cosiddetta terapia “breve” (2 g di amoxicillina al giorno per 3 giorni) o la terapia “lunga” (2 g di amoxicillina al giorno per 6 giorni), rispettivamente per interventi meno e più invasivi.
BIBLIOGRAFIA
Caiazzo A, Canullo L; Consensus Meeting Group, Pesce P. Consensus Report by the Italian Academy of Osseointegration on the Use of Antibiotics and Antiseptic Agents in Implant Surgery. Int J Oral Maxillofac Implants. 2021 Jan-Feb;36(1):103-105
Romandini M, De Tullio I, Congedi F, Kalemaj Z, D’Ambrosio M, Laforí A, Quaranta C, Buti J, Perfetti G. Antibiotic prophylaxis at dental implant placement: Which is the best protocol? A systematic review and network meta-analysis. J Clin Periodontol. 2019 Mar;46(3):382-395
Lund B, Hultin M, Tranaeus S, Naimi-Akbar A, Klinge B. Complex systematic review – Perioperative antibiotics in conjunction with dental implant placement. Clin Oral Implants Res. 2015 Sep;26 Suppl 11:1-14
F. Rivara – IAO
M. Stocchero – IAO
Una delle cause di fallimento precoce degli impianti dentali è l’insorgere di infezioni nell’immediato periodo post operatorio. Per questo motivo, negli anni molti odontoiatri hanno inserito all’interno dei loro protocolli chirurgici l’utilizzo sistematico di antibiotici per i pazienti candidati all’inserimento implantare, con dosaggi e posologie variabili. Le crescenti preoccupazioni che stanno emergendo nella comunità medica relativamente all’eccessivo utilizzo di antimicrobici e il conseguente fenomeno dell’antibiotico resistenza, hanno portato a domandarsi se e in che modalità l’intervento chirurgico di implantologia dovesse richiedere una contestuale somministrazione di antibiotici. Negli ultimi anni sia le società scientifiche nazionali che quelle internazionali hanno riunito panel di esperti con lo scopo di rispondere a queste domande tramite la revisione della letteratura esistente. Cerchiamo di rispondere ai principali quesiti che un clinico si trova a fronteggiare al momento della pianificazione di un intervento di implantologia, relativamente alla prescrizione di questa classe di farmaci:
TUTTI GLI INTERVENTI DI IMPLANTOLOGIA SONO UGUALI?
Chiaramente, per quanto tutti gli interventi abbiano in comune l’inserimento di un impianto a scopo riabilitativo, ogni intervento ha peculiarità differenti. Innanzitutto dobbiamo eseguire una raccolta anamnestica adeguata, in modo da classificare le condizioni sistemiche del paziente e a segnalare la presenza di patologie concomitanti o fattori di rischio (classificazione ASA). Si deve definire poi la complessità del sito, ad esempio se siamo in presenza di siti infetti o se stiamo operando in cosiddetto “osso guarito”. Infine dobbiamo considerare se vi è la necessità di eseguire innesti e incrementi di tessuto contestuali. In questi casi infatti, oltre al rischio di infezioni che possano colpire l’impianto possiamo anche incorrere in infezioni del materiale da innesto.
È NECESSARIA UNA PROFILASSI ANTIBIOTICA PREOPERATORIA IN CASO DI INSERIMENTO IMPLANTARE?
La letteratura scientifica si è concentrata in particolare nel dare una risposta il più possibile standardizzata a questo quesito clinico. Per questo motivo le revisioni della letteratura sono per la maggior parte volte a porre l’attenzione sul paziente senza compromissione sistemica (ASA1) e per l’inserimento implantare semplice. In questo caso la comunità scientifica, pur tenendo presenti i limiti che gli studi incorporano, suggerisce una profilassi con 2 g di Amoxicillina 1 ora prima dell’intervento chirurgico. Secondo alcune fonti è possibile ridurre le complicanze post-operatorie fino al 2%. Per quanto concerne invece l’intervento su pazienti a rischio di endocardite batterica (patologie valvolari, riparazioni valvolari, pregresse endocarditi, cardiopatie congenite e patologie valvolari in cuore trapiantato), le linee guida più recenti suggeriscono la profilassi preoperatoria con 2 g di Amoxicillina 1 ora prima dell’intervento. In ogni caso, quando l’intervento si rendesse necessario su pazienti con compromissioni sistemiche, è sempre consigliato interfacciarsi con il medico curante per gestire al meglio le possibili complicanze derivanti dalla patologia.
È NECESSARIO PROSEGUIRE LA TERAPIA NEI GIORNI SUCCESSIVI L’INTERVENTO?
In caso di inserimento implantare semplice in paziente sano, sembra non avere nessun vantaggio somministrare antibiotici nei giorni successivi l’intervento, a fronte del rischio di sviluppare antibiotico resistenza o eventi avversi.
In caso di intervento complesso (tempi aumentati, lembi ampi, innesti e incrementi di tessuto contestuali o pazienti con compromissioni sistemiche) sono consigliati due approcci: la cosiddetta terapia “breve” (2 g di amoxicillina al giorno per 3 giorni) o la terapia “lunga” (2 g di amoxicillina al giorno per 6 giorni), rispettivamente per interventi meno e più invasivi.
BIBLIOGRAFIA
Caiazzo A, Canullo L; Consensus Meeting Group, Pesce P. Consensus Report by the Italian Academy of Osseointegration on the Use of Antibiotics and Antiseptic Agents in Implant Surgery. Int J Oral Maxillofac Implants. 2021 Jan-Feb;36(1):103-105
Romandini M, De Tullio I, Congedi F, Kalemaj Z, D’Ambrosio M, Laforí A, Quaranta C, Buti J, Perfetti G. Antibiotic prophylaxis at dental implant placement: Which is the best protocol? A systematic review and network meta-analysis. J Clin Periodontol. 2019 Mar;46(3):382-395
Lund B, Hultin M, Tranaeus S, Naimi-Akbar A, Klinge B. Complex systematic review – Perioperative antibiotics in conjunction with dental implant placement. Clin Oral Implants Res. 2015 Sep;26 Suppl 11:1-14