È vero che il dente devitalizzato deve essere ricostruito con particolare attenzione?
La ricostruzione di un dente devitalizzato è un momento fondamentale per la durata del dente così trattato all’interno della bocca del paziente.
La ricostruzione deve idealmente: 1) proteggere il dente da fratture o incrinature che possano portare all’estrazione, 2) sigillare in modo ermetico la porzione visibile del dente evitando possibili infiltrazioni di batteri e 3) conferire, oltre alla protezione meccanica, anche una valida estetica.
Vi è una strettissima correlazione tra la terapia endodontica ed il restauro che dobbiamo eseguire a livello della corona dentale. La letteratura, in maniera chiara, suggerisce che il successo a lungo termine della devitalizzazione è anche dipendente dalla qualità della ricostruzione che si riesce ad ottenere a livello della corona del dente. La devitalizzazione prevede che i canali delle radici di un dente siano sagomati, detersi, asciugati e sigillati in modo ermetico, ma, allo stesso modo, al fine di proteggere tutto questo lavoro, sarà fondamentale eseguire un restauro scrupoloso e preciso del dente.
È vero che il dente devitalizzato deve essere ricostruito in tempi brevi?
La mancata esecuzione in tempi brevi di un restauro adeguato, esporrà i canali della radice e il materiale all’interno (guttaperca e cemento) al contatto diretto con i batteri normalmente presenti nella saliva e quindi al rischio di una ri-colonizzazione da parte degli stessi dello spazio faticosamente deterso e sigillato durante la seduta di devitalizzazione. Questo passaggio di batteri può portare ad un’infezione secondaria attorno all’apice della radice, determinando lo svilupparsi nel tempo del cosiddetto granuloma.
Come si sceglie la ricostruzione più adatta?
La scelta del tipo di ricostruzione più adatta dipende da molteplici fattori, tra cui, ad esempio, la quantità di dente sano che rimane dopo aver eseguito la rimozione della carie ed il successivo trattamento endodontico.
Sarà proprio compito del dentista valutare la quantità residua di dente sano e successivamente scegliere il restauro più adatto. Talvolta questa scelta può essere fatta anche prima di iniziare la devitalizzazione del dente.
Le scelte di restauro generalmente sono: 1) otturazione diretta del dente (il dentista esegue una ricostruzione della parte mancante) 2) restauro con intarsio che protegga la parte superiore della corona del dente (il dentista cementa al posto della parte mancante il manufatto realizzato in laboratorio con diversi materiali) 3) corona protesica (capsula) che protegge circonferenzialmente tutto il dente.
Se è presente sufficiente dente sano, al termine della devitalizzazione, il dentista potrà eseguire una ricostruzione diretta. Purtroppo però questa condizione non è molto frequente, perché i denti che vanno incontro ad un trattamento endodontico sono solitamente affetti da carie molto estese che compromettono anche la struttura sana del dente.
E quindi, se le pareti del dente, una volta rimossa la carie, risultassero mancanti o troppo sottili, non sarà possibile restaurare il dente con una semplice otturazione. Infatti le ripetute forze masticatorie comprometterebbero la resistenza nel tempo del dente. Allo scopo di prevenire le fratture, spesso irrecuperabili, sarà indicato “proteggere” le superfici masticatorie o con un intarsio che protegge le cuspidi o con una corona (capsula). In entrambi i casi, dopo la devitalizzazione, si eseguirà prima una ricostruzione diretta, o build-up, che servirà da nucleo centrale. Successivamente il dente verrà preparato (limato) in modo in modo parziale nel caso di un intarsio o in modo completo nel caso di una corona tradizionale. Il restauro della parte centrale del dente potrà essere semplice o rinforzato con l’ausilio di un perno in base alla quantità di struttura dentale residua. Il perno è un mezzo di ritenzione che verrà cementato (incollato) all’interno della radice e inglobato nel materiale resinoso utilizzato per ricostruire la parte di dente mancante.
È meglio un intarsio o una corona completa?
Gli intarsi possono essere eseguiti in composito o in ceramica ed hanno il vantaggio di essere più conservativi rispetto alla “capsula” e con i margini della preparazione sopra-gengivali, così da poter gestire in modo ottimale sia le fasi di cementazione (da eseguire con la diga di gomma) sia le procedure di igiene orale domiciliare e professionale, potendo visualizzare nel tempo eventuali infiltrazioni secondarie.
Le corone complete sono invece caratterizzate da una preparazione più estesa del dente che coinvolge le superfici dentali fino al margine gengivale. Dopo la preparazione dentale verrà applicata sempre una corona provvisoria in resina che verrà mantenuta in bocca il tempo necessario alla stabilizzazione dei margini gengivali dopo la preparazione, spesso più a lungo di quanto sia necessario per gli intarsi che hanno margini fuori gengiva e che vengono generalmente realizzati in pochi giorni. I provvisori devono essere controllati e ricementati periodicamente fino alla realizzazione della corona definitiva, per evitare che i monconi possano cariarsi in caso di decementazione.
Quindi che cosa si deve preferire?
Non si tratta di preferenze arbitrarie, ma di valutazioni oggettive sulla struttura dentale residua effettuate con attenzione dal dentista anche in relazione all’età del paziente.
Soprattutto nel paziente giovane e quando residuano spessori adeguati di dentina in grado di garantire resistenza al restauro, la scelta dell’intarsio è sicuramente ottimale.
Qualora invece non sia presente una sufficiente quantità di tessuto dentale, almeno 2 mm a livello del margine gengivale su tutta la circonferenza dell’elemento, potrà essere preferibile ricorrere ad una corona completa in grado di “abbracciare” adeguatamente il moncone a 360°. A volte, per ottenere questa condizione, possono essere necessarie procedure chirurgiche in grado di esporre la necessaria quantità di dentina sana (allungamento della corona clinica).